Il termine Vulvodinia vuol dire letteralmente dolore localizzato a livello della vulva, cioè di quell’area compresa fra il pube e l’ano. In questa zona troviamo le grandi labbra, più esterne e coperte di peli, le piccole labbra, strutture mucose che si uniscono anteriormente a ricoprire il clitoride e posteriormente a formare la forchetta, mentre centralmente lasciano il posto al vestibolo, che avvolge lo sbocco dell’uretra e funge da ingresso alla vagina, parzialmente limitato dall’imene. Posteriormente alla forchetta, il perineo divide l’accesso alla vagina dall’ano.
Il dolore può essere generalizzato se interessa tutte le strutture o, più frequentemente localizzato se coinvolge solo alcune aree, per es. il clitoride, clitoridodinia, il vestibolo, vestibolodinia…
Può manifestarsi solo in determinate occasioni, al contatto con oggetti, assorbenti, tamponi, coppetta, jeans o sellino della biciletta, o durante un rapporto sessuale introduttivo oppure essere sempre, costantemente presente.
A volte più che di dolore si deve parlare di fastidi, bruciori, pruriti, di discomfort genitale ma quello che caratterizza questa patologia è che il sintomo persiste anche dopo la rimozione delle principali cause di affezioni vulvari. È come se il dolore rimanesse presente anche quando lo stimolo nocivo è terminato e il danno biologico è stato (apparentemente) curato.
Si parte da qua, questa è la punta dell’iceberg di un problema cha affonda le radici nella personale reazione infiammatoria alle noxe più disparate, batteri, virus, funghi, cibo, traumi, detergenti, terapie aggressive, postura, abitudini sessuali, pensiero, emozioni, sensazioni… sentimenti. C’è sempre l’infiammazione alla base, c’è un asse dello stress iperattivato, ci sono citochine che vorrebbero guarire la lesione ma che inducono proliferazione di terminazioni nervose perché si sa, sentire dolore ti allontana istintivamente da qualcosa di negativo, ti difende, fino a quando senti talmente tanto che anche sfiorarti è impossibile, è dolore, è evitamento! È l’allodinia, il tocco è avvertito come dolore e la difesa è garantita dai muscoli locali, potenti, volontari. Il circolo vizioso che si instaura è una fortezza protettiva, scardinarla è difficile ma non impossibile. Ed è qui che si ancorano le terapie della vulvodinia.
Dr. Maria Cristina Iannacci
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