MEDICINA ANTIAGING SESSUALE
A cura di
Dr.ssa Maria Cristina Iannacci
L’Embriologia orienta la terapia
La secchezza vaginale, la dispareunia (dolore durante il rapporto sessuale), la mancata eccitazione sessuale, il rallentamento del riflesso orgasmico, l’impoverimento della sensazione di piacere erotico sono sintomi frequenti nella donna in climaterio. Col termine “climaterio” si intende il periodo che precede e segue la menopausa, cioè i cinque anni prima dell’età dell’ultimo flusso mestruale e gli anni successivi. Si tratta di un periodo di passaggio dalla fase fertile a quella in cui la riproduzione non è più una priorità biologica. Il sesso, nella specie umana, va oltre il significato meramente riproduttivo (v. articolo “A che cosa serve il sesso”), ma biologicamente tutto sembra evolvere verso una sempre minore efficienza fisica al rapporto coitale. Se la penetrazione non serve più col passare degli anni, inutile spendere energie per mantenere questa funzionalità.
Per fortuna la durata della vita aumenta e i benefici extrariproduttivi della sessualità sono sempre più oggetto di studio da parte della Medicina antiaging.
Alla luce di quanto detto sembra che i sintomi sopraelencati siano proprio l’espressione clinica di questo mancato “interesse” biologico alla penetrazione: mancata preparazione del vestibolo all’ingresso del genitale maschile, scarsa partecipazione della mucosa interna al fine di tollerare ma anche gioire dei movimenti coitali, spostamento della reattività orgasmica più sull’asse Spino-Talamico rispetto allo Spino-Reticolo-Talamico, in parole semplici risulta più facile avere piacere sessuale con la stimolazione clitoridea rispetto alla sola stimolazione vaginale coitale. La stessa intensità del piacere orgasmico con l’andare del tempo diminuisce nettamente, per drastica diminuzione delle terminazioni nervose dell’area C.U.V.V., clitoride, uretra, vestibolo e vagina (v. articolo relativo).
Per anni si è pensato che la terapia ormonale sostitutiva (TOS, HRT per gli anglofoni) fosse la risoluzione del problema. Estrogeni e Progesterone assunti per os o tramite la via transdermica ripristinano i livelli circolanti di ormoni, sostituendosi all’ovaio ormai esaurito. I recettori estrogenici e progestinici centrali, cioè presenti nel sistema nervoso, e quelli periferici, localizzati negli organi genitali, nelle articolazioni, nella pelle, nell’intestino… nell’organismo in totovengono nutriti e stimolati con effetti biologici sovrapponibili a quelli del periodo fertile ma ai fini meramente sessuali, desiderio e abbandono al piacere, senza una quota di Testosterone la TOS appare insufficiente. Purtroppo anche il Testosterone da solo risulta debolmente efficace per sistemare i disturbi sessuali fisici e psicologici della post-menopausa: migliora sicuramente la competenza del vestibolo e nutre il clitoride ma la vagina, nel suo interno, sembra come assopita, poco partecipe e a livello centrale l’appetito sessuale è ad un livello non certo ottimale.
In sostanza, se somministriamo alla donna in climaterio solo estrogeni e progesterone avremo sì un risveglio della vagina, un aumento della lubrificazione delle pareti e una ritrovata competenza “coitale”, ma permarrà la difficoltà all’introduzione, come se l’ingresso genitale non riuscisse a prepararsi al passaggio del genitale. Il vestibolo non collabora e senza una certa quota di testosterone locale la dispareunia dell’introito non si risolve.
Perché?
Vulva e vagina sono organi dello stesso apparato, cosa li rende così diversi in termini di reattività ormonale?
La risposta emerge dallo studio dell’embriologia. La derivazione embriologica della vulva (area C.U.V.V.) è riconducibile al foglietto Ectodermico, quello che genere la pelle e il sistema nervoso centrale, mentre i due terzi interni della vagina, il collo dell’utero e il collo vescicale derivano dal foglietto Endodermico. Foglietti diversi sottendono a sviluppo diverso, recettori diversi e di conseguenza reattività diversa, le strutture ectodermiche nutrite dal testosterone, quelle endodermiche da estrogeni e progesterone.
Allora qual è la terapia più opportuna per tornare a godere appieno della sessualità anche in post-menopausa?
L’esperienza clinica insegna che è l’associazione di una quota anche minima di estrogeni (per os o solo mucosale) con il testosterone locale a garantire reali effetti benefici sulla qualità di vita sessuale nella post menopausa. Il risveglio della reattività per il testosterone, locale e nel sistema nervoso centrale, cioè per quanto riguarda la realizzazione fisica del rapporto penetrativo e il desiderio sessuale, avviene in presenza di estrogeni, come se i recettori per il testosterone fossero in un certo senso… estrogeno-dipendenti!
Concludendo, che sia tramite ormoni di sintesi, ormoni bioidentici, ormoni Low Dose o fitoterapici ad azione ormonale, la cura per desiderio sessuale attivo, risoluzione della dispareunia e ripristino di una soddisfacente reattività orgasmica non può prescindere dall’associazione di una quota di estrogeni e una di testosterone, che agiscono su aree anatomiche diverse aiutandosi reciprocamente.
Dr. Maria Cristina Iannacci
www.iannacci.it