CISTITE POST-COITALE. Una terapia alternativa

Cistite post coitale. Una terapia alternativa

Dr. Maria Cristina Iannacci

www.iannacci.it

Gilda è una giovane donna, moglie e mamma felice e serena di due splendide bambine. Da mesi è tormentata da una fastidiosa cistite che compare uno, due giorni dopo un rapporto sessuale. Malgrado ripetute terapie antibiotiche prescritte dal medico di base inizialmente su indicazione precise (urinocolture positive e antibiogramma) e successivamente anche di fronte a test negativi (!!!), i disturbi persistono e la paziente chiede il mio aiuto. Gilda sa che uso medicine complementari perchè durante le sue due gravidanze ci siamo avvalse di questo approccio per piccole patologie ostetriche con benefici evidenti.

Che cos’è la cistite post coitale?

È una delle affezioni più frequenti nella giovane donna sessualmente attiva. Si tratta tecnicamente di disuria, cioè di vaghi disturbi urinari descritti come una fastidiosa sensazione di dover vuotare la vescica anche se in realtà non è piena, senza il bruciore o il dolore a fine minzione tipici della cistite infettiva, che compaiono 24-72 ore dopo un rapporto sessuale completo. Le ripercussioni sulla qualità di vita sono importanti e lo stesso rapporto intimo viene pian piano vissuto come il preludio a giorni di sofferenza. Il calo del desiderio sessuale fino al rifiuto dei contatti sessuali sono le inevitabili conseguenze di questa affezione.

Cosa succede in queste pazienti?

Il trauma meccanico dovuto al rapporto esercitato su una mucosa sofferente, per precedenti infezioni e terapie antibiotiche ripetute, danneggia le cellule endoteliali. Dalla loro rottura vengono liberati batteri e citochine che amplificano l’infiammazione dell’area vestibolare fino a coinvolgere l’ultimo tratto dell’uretra, che sbocca proprio nel vestibolo vaginale.

In realtà esiste un altro fattore che predispone alla cistite postcoitale ed è una abitudine sessuale scorretta, la penetrazione quando lo stato di eccitamento femminile è solo all’inizio. Solo con una buona eccitazione sessuale si ha il riempimento dei corpi cavernosi del sistema erettile dell’area CUVV, clitoride-uretra-vestibolo-vagina. La mancata espansione del manicotto periuretrale non protegge l’uretra dalla risalita dei germi presenti sui genitali esterni durante il coito.

A questi possibili meccanismi si associa il riflesso negativo determinato dal dolore, dal ricordo o la previsione dello stesso durante l’atto sessuale che induce iperattivazione degli assi dello stress con blocco dell’eccitazione ed ipertono del muscolo che avvolge i genitali esterni, ulteriori elementi patogenetici della disuria post coitale.

Gilda all’anamnesi presentava tutti questi fattori, soprattutto dopo la nascita della seconda figlia, per limitazione del tempo da dedicare all’intimità, ma anche alla cura dell’alimentazione, con disturbi intestinali esacerbantisi nei periodi più bui della cistite.

La terapia che ha portato alla guarigione in pochi mesi è stata impostata su una corretta educazione alimentare che limiti i cibi maggiormente infiammanti sull’intestino e per via indiretta sulle mucose genitali e urinarie, associata ad un cocktail di Low Dose Medicine: in una bottiglietta di acqua da mezzo litro sono stati disciolti tre drenanti (di matrice, emuntoriale e periferico), un compositum tissutale a protezione e nutrimento delle mucose ed uno della sfera genitale femminile, un estrogeno a diluizione fisiologica ed infine un compositum antinfiammatorio.

Dopo un primo periodo di circa 20 giorni in cui la paziente dichiara un miglioramento della disuria, la prova del nove è stata determinata dal rapporto sessuale, che è risultato soddisfacente e non seguito da sofferenza circa due mesi dopo l’inizio della terapia.

Gilda continua entusiasta la terapia per almeno 4 mesi, per poi passare al mantenimento scelto in base allo stato psico-biologico e ai desideri del momento.

 

Dr. Maria Cristina Iannacci